La notte dell'Ascensione in
Sicilia


In Sicilia la festa dell’Ascensione, detta anche Scinzioni o Scèusa, ad oggi viene celebrata esclusivamente come festa liturgica. Ma non sono poi così lontani i tempi in cui erano i momenti misterici a caratterizzarla... Grazie al nostro esperto, Il Dott. Giovanni Iozzia  andremo a ritroso nel tempo, fino ad una testimonianza davvero interessante.



Miti e misteri della notte dell'Ascensione

L'ascensione era ritenuto un giorno propizio alla guarigione dei malati cronici.

Un tempo, in Sicilia, allo scoccare della mezzanotte della vigilia, i malati di gozzo, per far sparire la loro protuberanza, addentavano la corteccia di un pesco.
Scriveva Giuseppe Pitrè: "Secondo la credenza al pesco verrebbe inoculato il malumore, il 'cattivo sangue' del malato; e così mentre questo si depura, le foglie dell'albero avvizziscono per inaridire affatto.
Quando l'albero non secca, il gozzo resterà per sempre".

E, sempre a mezzanotte, chi aveva una qualsiasi malattia della pelle si tuffava in mare: si credeva che l’acqua, diventata miracolosamente dolce per l’Ascensione, sanasse le infermità. Ed altrettanto facevano pastori e contadini con le loro bestie per guarirle o preservarle.

In Sicilia, la notte dell’Ascensione, si facevano anche delle croci di legno da attaccare come talismani alle porte di casa. Sempre Pitrè scrive che a Catania queste croci venivano infilate in uno spago e si appendevano alle porte i "ciuru di maju" (il crisantemo giallo o fiore d'oro) affinché l'Angelo della notte li benedicesse.