Il misterioso dio Adranos


La nostra misteriosa isola è sempre stata terra di divinità arcane che, nel corso dei secoli sono sbiadite e si sono perse nella moderna quotidianità, però sono sopravvissute in antichissime leggende che ancora oggi vengono raccontate dagli anziani....

La leggenda del dio guerriero dai mille cani


Uno di essi è il dio Adranos, il quale, proprio come il più noto dio Efesto, secondo la tradizione, abitava sulle balze dell’Etna ed era molto venerato dai nostri antenati, in quanto, attraverso il suo culto, celebravano la loro sicilianità poiché, come Efesto, sovraintendeva al fuoco del vulcano Etna.

Adranos non era un dio campestre, ma un dio guerriero che veniva rappresentato con la lancia in pugno. Era una divinità protettrice, dalla forza bellicosa in difesa del suo popolo adorante.

Ma questo dio antico oltre a essere un protettore era caratterizzato dal suo amore per i cani, simbolo di lealtà e di fedeltà. Per questo attorno a lui cerano sempre decine di cani molossi a proteggere lui e il suo tempio.

I cosiddetti Cani Cirnechi.

Lo storico Plutarco nel suo libro “Timoleonte”, attesta che la sua venerazione da parte degli antichi abitanti della Sicilia, i Siculi, è sempre stata molto forte e radicata.

Infatti storicamente è confermata dal fatto che Dionigi il Vecchio, tiranno di Siracusa, intorno al 400 a.C. fece costruire accanto al grande tempio del Dio, una piccola cittadina che da lui prese il nome: Adrano che ancora oggi sorge alle pendici dell’Etna.

Però, nonostante questa sua antica importanza, Adranos è un dio di origini incerte. Non si è sicuri se sia un dio di derivazione greca, quindi un personaggio della ricca mitologia classica, o di origine italica come invece affermato da Pais, un rinomato studioso del Novecento, il quale con questa sua teoria darebbe un’ulteriore prova che i nostri progenitori, i Siculi, prima di stanziarsi nell’isola, passarono per la penisola Italica.

Qualunque sia la sua origine è certo che è stato particolarmente apprezzato dai nostri antenati che lo hanno radicato nella nostra terra alle pendici dell’Etna e che ne hanno tramandato il ricordo attraverso delle leggende come quella del tesoro rubato da Gaulo.

Narra questa antichissima leggenda che un tempo lontano nel tempio dedicato al dio Adranos, vivevano, come suoi fedeli compagni, decine di cani molossi dotati di poteri soprannaturali. E che Macrodio sommo sacerdote del tempio e capo della città di Adrano era rispettato da tutta la popolazione tranne che da due fannulloni, amanti del vino: Camo e Gaulo.

Si narra che i cani di Adronos, per difendere il tempio, attaccarono Cano per indurlo a ritornare a casa, invece Gaulo, per vendicarsi dell’affronto subito, pensò di rubare le monete e le statuette votive che erano custodite all’interno del santuario.

Ma a guardia di questo tesoro c’era un uomo centenario che si occupava di tenere acceso il fuoco davanti l’ara e tutto intorno la schiera dei cani.

Allora Gaulo, fingendosi ubriaco, cercò di avvicinarsi al tempio, ma venne respinto dai cani che però tentò di ammansire dando loro dei bocconcini prelibati, ma i cani, dotati di intelligenza, compresero il suo piano e non lo fecero avvicinare.

Così Gaulo escogitò un’altra soluzione, aspettò il vecchio custode alla fontana dove era solito prendere l’acqua e si offrì di portargli l’anfora piena, proponendogli di accompagnarlo al tempio. Ma ancora una volta, i cani, capito l’inganno lo attaccarono.

Così Gaulo si inventò un altro raggiro e per attuarlo chiese l’aiuto di un losco individuo che viveva nei tuguri del porto. Tutti e due decisero di travestirsi e di nascondersi all’interno delle grandi corazze delle tartarughe marine per poter entrare indisturbati all’interno del tempio.

Gaulo, in questo modo, riuscì a eludere la sorveglianza del custode e gli sottrasse le chiavi, entrò nel tempio e aprì i sette cancelli del sotterraneo e rubò tutto quello che potè far entrare nei sacchi di tela che aveva portato con sé. Essendo troppo pesanti da trasportare, pensò di trascinarli uno per uno in una grotta poco distante dal tempio, per poi prenderli con calma. Ma dopo aver portato fuori i primi due sacchi, rientrando per prendere il terzo fu sorpreso dai cani molossi che lo sbranarono per punirlo del suo gesto sacrilego. Lasciarono intatta solo la testa che deposero ai piedi della scalinata del tempio.

La stessa sorte toccò al suo complice, che accorso poco dopo per aiutarlo, fu assalito anche lui dai cani e fatto a brandelli. E la sua testa fu posta accanto a quella di Gaulo.

La mattina seguente, i cittadini trovarono le due teste e recuperarono anche il tesoro rubato grazie al fiuto dei cani che li guidarono alla grotta dove Gaulo lo aveva nascosto.

E oggi la splendida cittadina di Adrano, portando il nome di questa antichissima divinità, ne perpetua il ricordo.


Questa sezione è stata interamente curata dalla nostra esperta, la Dott.ssa Eliana Vivirito