Il "serpente antico"

La volta scura e tetra si incurvava minacciosa sulla natura addormentata e, come un gigantesco buco nero, sembrava volerla risucchiare nelle profondità ignote della sua cavità.
Nuvole pesanti e cupe, come un mantello funereo, si addensavano le une sulle altre avvolgendosi in contorte spirali che soffocavano ogni spazio con le loro forme inquietanti.
L’ombra permeava gli alti arbusti che fiancheggiavano lo stretto fiume, li inondava con il suo respiro lugubre e si infiltrava tra i rami e le foglie facendoli apparire come irreali simulacri di un tempo indefinito, esseri arcani senza linfa vitale...

La Biddrina e il suo fascino misterioso

In questo silenzio sospeso, come in attesa di qualcosa di terribile, due uomini inconsapevoli, erano appostati al buio, con le mani strette sui loro fucili da caccia aspettando il momento propizio per sparare.Ad un tratto un fruscio inatteso li aveva fatti sussultare, si erano bloccati e avevano serrato le dita attorno al metallo freddo dell’impugnatura, pronti a uccidere l’ignara preda. Ma un sibilo, sottile e penetrante, li aveva bloccati. Incerti, si erano scambiati un’occhiata rassicurante e poi si erano guardati intorno tentando di capire. 
Un altro sibilo, più acuto del precedente, aveva fermato il loro respiro. Impauriti, avevano spalancato gli occhi nel vano tentativo di riuscire a dipanare l’oscurità pressante. Non scorgendo niente di insolito attorno a loro, si erano tranquillizzati e avevano deciso di spostarsi. Avevano abbassato i fucili e si erano mossi, ma nello stesso istante in cui si erano alzati, il bagliore rossastro di due grandi occhi rossi li aveva paralizzati. Immobili, come se il sangue all’improvviso avesse smesso di scorrere nelle loro vene, avevano spalancato la bocca per urlare ma dalla loro gola era uscito solo un roco rantolo di terrore.

Un gigantesco serpente si ergeva terrificante davanti a loro e, con la sua mole impressionante, li dominava sovrastandoli.

Il primo dei due cacciatori, attratto dalla forza magnetica di quei due occhi di fuoco, non era riuscito a resistere e, come ipnotizzato, era avanzato lentamente verso la
creatura mostruosa nonostante l’altro avesse tentato di trattenerlo. E si era diretto senza esitazione verso il baratro della sua fine.
L’altro cacciatore invece si era lanciato in una folle corsa sentendo il cuore battergli in petto così forte da scoppiargli.

Secondo un’antica leggenda molto diffusa nell’entroterra siciliano presso i fiumi e le paludi circostanti vivrebbe nascosto un gigantesco serpente che, con la sola forza ammaliatrice dei suoi occhi, riuscirebbe a ipnotizzare, incantandoli, coloro i quali incautamente si avventurano in queste zone.

Il suo nome Biddrina, ha origini incerte forse deriva da una parola araba che indica un grosso serpente d’acqua, secondo altro fonti parrebbe derivare da “belluino”
cioè bestiale e in alcune zone è pure chiamata Culobbia o Culofia.

Questa creatura mitica avrebbe una corazza fatta di squame blu e verde brillante, gli occhi rossi e una bocca così grande da poter ingoiare tutto intero un animale di
medie dimensioni.

Secondo molti questa leggenda sarebbe nata per scongiurare il pericolo che i bambini giocassero all’interno delle paludi, ma essa è così radicata nel nostro territorio che, negli anni, molti siciliani hanno giurato di avere avvistata una Biddrina in diversi luoghi della nostra isola come a Montedoro, in provincia di Caltanissetta in una palude alimentata dalle acquee sulfuree della vicina miniera di zolfo. 
Ma altre Biddrine sono state viste nei pressi di Riesi, all’interno delle grotte, Canicattì, Sommatino e anche a Butera dove, alla vigilia della festa di San Rocco, si usa portare in giro per le strade “U sirpintazzu” un enorme serpente per ricordare l’uccisione di una biddrina che infestava la zona. E a Cammuto c’è pure una fontana che celebra la morte della Biddrina del posto.

A Gela presso la riserva naturale del Lago Biviere si racconta ancora oggi che in tempi lontani questa creatura mostruosa con il corpo interamente ricoperto da squame lucenti, muovendosi sinuosamente, incantava i cacciatori che si addentravano nella palude e li conduceva in prossimità del lago per poi ucciderli.
Una leggenda che sembra essere legata a una storia realmente accaduta a un cacciatore che, confuso dalle ombre della sera che deformano la percezione della realtà, scambiò una biscia per un mostro.
Quale che sia la versione raccontata nei piccoli centri rurali, quello che è certo è che il fascino inquietante del serpente ha da sempre esercitato una grande influenza
nella fantasia popolare che credeva che una biscia che rimaneva nascosta per sette anni si tramutava in biddrina diventando gigantesca e ammaliatrice per un oscuro sortilegio magico.

Animale mitico di storie fantastiche che ci sono state tramandate oralmente dai nostri progenitori di generazione in generazione, ha da sempre colpito e stimolato
l’immaginario siciliano trasformandosi così in una creatura leggendaria.

Nonostante nell’antica Grecia e anche in Egitto incarnasse la vita e la salute e fosse associato al tempo (L’Uroboro il serpente che si morde la coda in un cerchio
perfetto, simboleggia la ciclicità del tempo) e in molte culture fosse ritenuto un simbolo di rinascita e di immortalità per la sua capacità di rinnovarsi cambiando
pelle, nel mondo occidentale con l’avvento del cristianesimo fu identificato con il demonio tentatore. Nella Genesi è descritto come un animale molto astuto, quindi
un simbolo malefico che perverte la ragione e fa dubitare della bontà di Dio. 
Una creatura infida e ingannatrice che incarna l’emblema del male in contrapposizione al bene. Un ‘entità malefica che mette in luce l’aspetto tenebroso dell’animo umano e che esprime un’energia perversa.
Nell’Apocalisse il serpente è definito “Il drago, il serpente antico, che è il diavolo e il Satana”.

Questi pregiudizi uniti alla paura dei contadini siciliani per il suo morso velenoso e mortale, crearono un’aura funesta attorno a questo rettile a cui attribuirono un
potere malefico che uccide non solo il corpo ma anche l’anima.


Questa sezione è stata interamente curata dalla nostra esperta, la Dott.ssa Eliana Vivirito