"I nudi " di Lentini

A Lentini il 9-10-11 maggio e il 2 settembre si celebra la Festa in onore dei suoi tre numi tutelari, ovvero i Santi Alfio, Cirino e Filadelfo.  Tra sacro e profano, questa processione rientra a pieno titolo tra gli appuntamenti religiosi  più importanti d'Italia.

La processione dei Santi Alfio, Cirino e Filadelfo

Offrirsi "nudi" al Santo ha diverse accezioni, su tutte quella di offrirsi interamente, chiari e puliti, come fece San Francesco d'Assisi.Quella dedicata ai Tre Santi è una processione carica di significati, che, a dire il vero inizia ben prima della data canonica del 9 Maggio. Già dal primo giorno di Maggio si comincia con le celebrazioni, che culmineranno la settimana successiva.
Il 10 maggio, all'una di notte in punto, si apriranno le tre porte d'ingresso dell'excattedrale di Lentini: dalle due porte che immettono alle navate laterali entreranno i devoti che intendono sciogliere il volto ai Santi, a sinistra ci saranno i nudi ed a destra tutti gli altri devoti. Dopo aver reso omaggio alle reliquie ed al fercolo di Sant'Alfio gli stessi usciranno dal portone principale della Chiesa e ricalcheranno il camminamento cittadino... che tra storia e folklore si dice sia stato percorso dai tre Santi fratelli, denudati e trascinati in catene in esecuzione della condanna a morte decretata dal Prefetto Tertullo il 10 maggio del 253, sotto l'Imperatore Decio, per non aver voluto rinnegare la propria fede in Cristo.
Il percorso è di circa 1,750 Km e tocca vari luoghi celebrativi della Città vecchia, tra cui la Chiesa del carcere, Porta Iaci e la Chiesa della Fontana: luogo del martirio ove è ubicato il pozzo che la tradizione dice scavato dalla lingua di Sant'Alfio quando gli venne strappata.

Ma dove affonda le sue radici un culto così profondo? Cosa muove i fedeli, con immutata devozione, a celebrare da secoli e secoli, i riti in onore dei suoi Santi Martiri?
Si ritiene infatti che il mese di maggio, ed in realtà proprio il 9 maggio, si celebrassero tradizionalmente i riti dedicati ad Ercole.Ercole, capo dei fenici, che, dopo aver ucciso Erice e fondato Mozia, si spostò ad est della Trinacria, richiamato dal mito di Cerere, alla quale sacrificò un toro nei pressi della fonte del Ciane. I sicani, temendo l’invasione fenicia, organizzarono un numeroso esercito e ne affidarono la guida a sei condottieri: Leucaspi, Pediacrate, Bufona, Caucate, Cigeo e Crisida. I fenici, affatto impauriti, forti dell’audacia del proprio capo, ingaggiarono la battaglia e sconfissero i sicani. Ercole si distinse per forza e coraggio, uccidendo i sei capi nemici. Giunto ai campi leontini, fu accolto da un tripudio. Riconoscente, lasciò segni eterni del suo passaggio, facendo edificare maestosi monumenti. 


Una medaglia, raffigurante un uomo nudo con la patera, che sacrifica presso un’ara, tenendo in mano un ramoscello d’orzo, fa dire al Pisano Baudo che si tratta di Ercole che sacrifica a Cerere. Pare, comunque, che il mito di Ercole sia stato nei campi leontini celebrato per secoli e addirittura si fa originare il nome Leonzio dal leone ucciso dall’eroe fenicio.

Il territorio di Lentini era, dunque, già abitato quando giunsero i greci e i suoi antecedenti sono avvolti per di più nel mito. Dai ritrovamenti archeologici e dalle conseguenti ricostruzioni storiche si è pervenuti al convincimento che i primi abitatori dei Campi Leontini, già nell’età del Rame (2000 a.C.), furono prima i Sicani, discendenti dei Lestrigoni, di cui Omero parla nell’Odissea, e poi i Siculi, di origine peninsulare, che intorno all’XI sec. a.C. si trasferirono in Sicilia, scacciano i Sicani verso le parti meridionali e occidentali dell’isola e si insediano stabilmente nell’area orientale.