Il Mito di Mintha


Il dolore si intrecciava furente con la collera che ardeva nell’animo ferito e deluso.

E lei inondava di lacrime la sua solitudine, poiché l’uomo che aveva amato con tutta se stessa, l’aveva dimenticata e lasciata al suo triste destino senza alcun rimorso.

Niente aveva più senso, ogni cosa aveva perso la sua bellezza e lei, svuotata del suo amore, non aveva più alcuno scopo se non quello di annientare la sua rivale, di allontanarla per sempre in modo da riappropriarsi del suo posto a fianco del suo amato...


Mintha ed il dramma dell'amore deluso



Un antico mito greco narrava di Mintha una bellissima ninfa degli Inferi, partorita nel fiume infernale Cocito affluente dell’Acheronte, che viveva nel regno infernale comandato da Ade di cui era la concubina. Un mito che si intreccia con quello del ratto di Proserpina e che nella nostra terra ha dato origine a una leggenda tutta nostra che nel corso dei secoli si è arricchita di molti particolari.

Secondo questa versione, narrata da molti siciliani, dopo la decisione di Giove di lasciare Proserpina per sei mesi nell’Ade e gli altri sei sulla Terra con la madre Cerere, le giovani ninfe, ancelle di Proserpina si unirono al dolore della madre per i mesi in cui era lontana, prigioniera nel regno dei morti. Ma, quando Proserpina ritornava dalla madre, gioivano con lei e della rinascita della natura.

Ma una di loro non si dimostrò per niente solidale e rimase in disparte in preda alla collera. Era la ninfa Mintha, figlia del fiume infernale Cocito e innamorata del Dio Plutone che però l’aveva abbandonata per sposare Proserpina. Corrosa dalla delusione e dalla gelosia, iniziò a parlar male di Proserpina descrivendola come una giovane senza scrupoli che, aveva sfruttato la propria bellezza per far invaghire di lei il Dio senza preoccuparsi che fosse impegnato con lei. Così iniziò a diffamarla con tutti, sostenendo che la colpa di tutto quello che era accaduto era solo di Proserpina, abile nelle arti di seduzione.

La Fama, che era la dea che aveva il compito di far conoscere gli aventi che accadevano, riferì tutte queste sue accuse alla madre Cerere che, incollerita, trasformò questa giovane ninfa in un’erbaccia insignificante e che non poteva essere paragonata per bellezza alle altre piante e destinata a crescere lungo le rive dei fiumi e dei laghi che, con l’incessante scorrere delle loro acque, avrebbero disperso le sue parole di odio.

Ma Plutone, provando una forte compassione per la ninfa che aveva amato un tempo, e non sopportando la brutalità della punizione di Cerere, chiese a Giove di annullarla e di farle riprendere le sembianze di splendida fanciulla, quale era sempre stata.

Giove purtroppo non poté soddisfare la sua richiesta, poiché non aveva il potere di cancellare le azioni di Cerere, però per accontentarlo, trasformò quella erbaccia in un’erba molto pregiata caratterizzata da un sapore prelibato, in modo tale da arrecare piacere a chiunque la gustasse.

Plutone accettò, anche se non avrebbe più potuto ammirare la bellezza della sua amata, almeno avrebbe potuto godere del suo intenso profumo.

Così questa antica leggenda siciliana, pregna della passionalità tipica della nostra terra ha elaborato e cambiato la versione citata anche da Ovidio nelle sue Metamorfosi in cui si racconta che, invece, sarebbe stata la stessa Proserpina a tramutare Mintha in questa erba poiché la ninfa aveva una relazione con suo marito Ade e l’aveva insultata e minacciata di cacciarla dal palazzo dell’Inferno. E che fu lui stesso, mosso a pietà, non potendo annullare questa trasformazione, a conferirle questo suo particolare profumo per spargere il suo inconfondibile aroma lungo le rive del fiume paterno per alleviare la disperazione del padre per la morte della figlia prediletta.

Ed è per questo che ancora oggi i siciliani godono di questo suo inconfondibile aroma che rende particolari i cibi a cui viene aggiunta.

Infatti il suo nome Mintha significa proprio: dal buon odore.

Quindi quando ci si lascia inebriare dall’intensità pungente del suo profumo, ricordiamo che essa è simbolo dell’impetuosità del sentimento d’amore e della passione che suscita nel momento in cui viene tradito.

Sentimenti, violenti e infuocati come la lava che sgorga ardente dal nostro vulcano Etna.



Questa sezione è stata interamente curata dalla nostra esperta, la Dott.ssa Eliana Vivirito