La contrada Cento Pozzi

L’aria avvolgeva coma una gigantesca bolla la vasta pianura e la immobilizzava in un tempo indefinito senza respiro. Mentre il buio della notte, fitto e pesante, si depositava sulla natura addormentata opprimendola in ogni suo alito e, come un misterioso volatile notturno, aleggiava sinistro sugli stretti cunicoli per poi lanciarsi all’interno e fondersi, in un malefico tripudio, con le tenebre oscure del fondo...

Cinquanta diavoli per cento pozzi...

A tratti, folate violente sembravano accanirsi scompigliando la fredda immobilità e l’oscurità veniva squarciata da vapori cupi che si attorcigliavano e si contorcevano in figure deformi, mostri aeriformi che fuoriuscivano dai pozzi e che poi serpeggiavano minacciosi ammorbando tutto intorno.

Un alone misterioso avvolge, sin da tempo immemore, la contrada Cento Pozzi che si trova a circa 4 km da Ragusa, lungo la strada provinciale. Questo luogo molto particolare prende il nome proprio dalla presenza di cento pozzi intercomunicanti risalenti molto probabilmente all’epoca bizantina così come attestano le numerose tracce di antichi insediamenti greco bizantini. Insieme a questa città di epoca bizantina, nella zona sorge anche un’antica catacomba.

Questa cultura mistico-orientale ha alimentato nei secoli una suggestiva leggenda.

Diavoli e spiriti abitano proprio sotto questi pozzi e attraverso i cunicoli, che scendono fino al centro della Terra, risalgono in superficie dall’Inferno.

Questi esseri, un tempo lontano, si mescolavano tra i ragusani e creavano scompiglio tra le giovani donne e litigi tra i cavalieri.

Leggenda che, nel corso dei secoli, si è fusa con le credenze popolari siciliane dando vita a un Cunto popolare molto antico che narra di diavoli intrappolati in una tabacchiera e che è stato raccolto e trascritto da Giovanni Selvaggio nel suo libro “Cunti e leggende di casa nostra”

Questa leggenda narra di uno zio che teneva rinchiusi in una tabacchiera dei diavoli che faceva lavorare a proprio piacimento e di suo nipote, il quale tornato indietro dalla città perché lo zio aveva dimenticato la sua tabacchiera, la aprì incuriosito. Immediatamente i diavoli si misero al suo servizio e lui, impaurito, non sapendo che altro fare ordinò loro di scavare 50 pozzi. Così i diavoli, usando la loro forza magica si misero all’opera e terminarono il lavoro molto velocemente. Finito, raggiunsero il ragazzo che nel frattempo si era messo a correre per scappare lontano.

Egli, sperando di poterli tenere occupati, ordinò loro di scavare altri 50 pozzi, ma anche questa volta i diavoli terminarono in breve tempo. Allora il giovane aguzzò l’ingegno e chiese loro di realizzare un secchio di pasta e una corda di sabbia. Il secchio venne fatto senza alcuna difficoltà ma i diavoli non riuscirono a torcere la corda in quanto fatta di sola sabbia. Confusi, si rivolsero al giovane in cerca di aiuto, ma lui, fingendosi arrabbiato per la loro inadempienza, ordinò loro di rientrare immediatamente nella tabacchiera. Finalmente libero, raggiunse lo zio in città e gli consegnò la tabacchiera, ma quando questi, la sera, la aprì e chiese loro se avevano fatto buon viaggio, i diavoli gli risposero che erano molto stanchi per tutto il lavoro che avevano dovuto fare per volere del nipote.

Lo zio si arrabbiò e lo punì severamente.

Ma esiste anche un’altra versione di questa leggenda che ha come protagonisti due compari che lavoravano proprio sul terreno dove adesso sorgono i pozzi. Ma quello con la tabacchiera avendo l’aiuto dei diavoli era molto più veloce dell’altro che, un giorno approfittando della sua assenza, aprì la tabacchiera per fumare e invece fu attorniato da pericolosi diavoli. Anche lui, pensò all’inizio di distrarli, facendogli scavare 50 pozzi e poi altri 50 e alla fine pensò di far costruire loro una chiesa, precisamente Santa Maria delle Scale. Debilitati da tanto lavoro, i diavoli furono facilmente richiusi dal contadino nella tabacchiera senza che il suo compare se ne accorgesse.

Ancora oggi i contadini anziani giurano di aver visto con i loro occhi queste esseri fuoriuscire dai pozzi e mescolarsi con gli umani. Ma non solo diavoli anche le anime dei morti che ogni tanto ritornano, spinti dalla voglia di respirare di nuovo gli intensi profumi della loro cittadina.

E raccontano questa leggenda con un certo timore ed evitano di avvicinarsi in questa contrada in piena notte, bloccati dalla inconscia paura di essere tirati giù nel fondo buio dei pozzi senza poter più avere la possibilità di risalire. Certi che la contrada Cento Pozzi sia un luogo magico e sovrannaturale, l’hanno, da sempre, considerata come una sorta di punto di contatto tra il mondo degli inferi e quello dei mortali.

In effetti aggirandosi tra questi pozzi profondi all’incirca sei metri, non si può non percepire quest’aura misterica che li circonda, soprattutto perché alcuni sono ancora pieni d’acqua che pur nella sua trasparenza non lascia intravedere il fondo che rimane sempre in ombra. Un fondo scuro che collega questa leggenda a credenze arcaiche che narrano del mistero racchiuso in ogni pozzo che da elemento indispensabile per assicurare l’acqua e di conseguenza la vita agli antichi villaggi, si è trasformato in un luogo magico, dimora di esseri sovrannaturali e spiriti, un portale depositario di storie leggendarie ma anche di antichi culti come quello della Dea Madre. La sua acqua è sorgente di vita, simboleggia il grembo della Madre Terra e si sublima in fonte di fertilità.

I cento Pozzi di Ragusa divengono così simbolo di storia e delle più remote tradizioni culturali e popolari radicate da secoli in questo luogo ammaliante.


Questa sezione è stata interamente curata dalla nostra esperta, la Dott.ssa Eliana Vivirito