Il potere malefico della
Fattura

Partecipi di un magico sincretismo religioso, le streghe siciliane, sedotte dal loro stesso potere, nel buio delle loro anime malvagie, praticano una magia ad Mortem e piegano le energie della Natura al loro volere...

I riti siciliani e  l’Ovu di la Magarìa

Attraverso parole oscure, evocano spiriti, demoni ma anche la Vergine e gli angeli, e creano Fatture, incantesimi che procurano solo malattie e sofferenze.

Consapevoli della loro forza occulta eseguono rituali di magia nera, assorbendo e potenziando in se stesse ogni potenza negativa, e poi la concentrano sull’oggetto da caricare per distruggere il nemico.  Così, rintanate nell’oscurità delle loro case, stringono forte tra le mani un piccolo fantoccio di pezza, che hanno realizzato a immagine di colui o colei che si vuole danneggiare. E, con feroce crudeltà, lo conficcano di spilli nelle parti che vogliono colpire in modo che il dolore avvolgerà totalmente il malcapitato e lo stritolerà come un infido rettile. E il piacere sadico che provano nel dilaniare il corpo dell’ignaro destinatario, le riempie di crudele soddisfazione, fino a farle sentire sempre più potenti, e poi, con occhi bui come le profondità degli Inferi, sferrano il colpo finale e conficcano con violenza un chiodo al centro del petto, nel punto in cui è posizionato il cuore, e invocano la Morte.

La loro malvagità non si ferma se, per caso, non hanno a disposizione un fantoccio su cui scaricare tutta la loro ferocia, poiché bastano solamente qualche ciocca di capelli della vittima, annodati a trecce, o le sue unghie o un suo abito affinché la Fattura sia legata direttamente alla vittima e abbia la massima efficacia. Mormorano in modo ossessivo parole arcane e pericolose, e preparano intrugli mescolando orina e sangue mestruale, li essiccano secondo pratiche antiche e oscure e li rendono polvere per poterli miscelare facilmente al cibo della vittima. Grate del favore delle tenebre, sgozzano galline, conigli e gatti e offrono il loro sangue agli spiriti maligni che le hanno aiutate.

Per potenziare il loro operato, le streghe lanciano il loro maleficio durante la fase di luna calante o nella fase della luna nuova cioè quando essa non è visibile, ma è in ombra.

Lo storico Giuseppe Pitrè riporta nei suoi libri “Usi e costumi del popolo siciliano” un potente maleficio operato dalle streghe per condurre alla morte.

L’Ovu di la Magarìa.

Un rituale macabro in cui un uovo di gallina veniva infilzato da decine di spilli per arrecare molteplici sofferenze alla vittima e per ultimo, veniva conficcato un chiodo in modo tale da procurare la morte nell’esatto momento in cui si sarebbe disfatto. L’oggetto oscuro doveva essere posto sul tetto del nemico senza però dimenticare di tenere legato un nastro rosso al chiodo affinché il maleficio non si fosse rivoltato contro la stessa strega che lo aveva effettuato.  Il cosiddetto “Colpo di Ritorno”.

In natura esiste un perfetto bilanciamento tra forze benefiche e forze oscure che si contrappongono e compenetrano l’una nell’altra, ma la malvagità delle streghe altera questo equilibrio naturale poiché esse canalizzano una quantità enorme di energie negative che poi utilizzano secondo il loro volere.

Le streghe, ricorrendo alla magia nera compiono un atto consapevole e solenne e chiedono il sostegno delle forze oscure per piegare gli eventi a seguire un corso diverso da quello prestabilito. L’energia negativa, poiché è volta compiere un’azione perversa, si amplifica e si carica di altre energie e quando ritorna indietro è molto più potente di quella iniziale. Interferendo con il normale flusso di energie si attua una sorta di trasformazione nei confronti delle forze cosmiche e bisogna pagarne il prezzo.

E, per cercare di contrastare proprio questi flussi negativi, chi scopriva di essere vittima di una Fattura, terrorizzato, si rivolgeva a un’altra strega per effettuare una Controfattura.

Lo storico Giuseppe Pitrè documenta un singolare rituale di controfattura praticato ad Acireale di sera .

Alla vittima, denudata e sottoposta a una particolare abluzione nelle giunture del corpo veniva tagliata e bruciata una ciocca di capelli. Le ceneri venivano immerse in una catinella di acqua insieme a sale, aglio e olio e poi si pronunciava un particolare scongiuro.

Sali, agghiu e ogghiu

Nesci fattura fora ti vogghiu

Capiddi inciniriti

Lu mali ditruggiti

Spizzatu sia li ‘ncantu

In nomi di lu Patri, di lu Figghiu e di lu Spiritu Santu



Questa sezione è stata interamente curata dalla nostra esperta, la Dott.ssa Eliana Vivirito