Le erbe delle streghe


Le nostre nonne, avvolte nei loro scialli di lana nera, ci hanno tramandato rimedi naturali contro ogni nostro malanno, ce li hanno preparati con cura e amore e noi, sopresi della loro efficacia, siamo guariti.

E quando abbiamo chiesto loro che cosa avevano messo nel loro infuso, spesso ci hanno sorriso in modo misterioso.

Le nostre nonne sono le ultime discendenti delle streghe del passato!


Le erboriste,
legittime discendenti della Dea Madre

Prima della demonizzazione operata dalla Chiesa, le streghe non erano altro che donne del popolo dedite alla cura dei propri familiari. Attente conoscitrici delle piante delle erbe e delle radici, erano in grado di preparare diversi infusi, decotti e tisane. Li realizzavano con particolare maestria, grazie alle loro abilità ma soprattutto alla loro innata sensibilità nel riuscire a comprendere i sintomi e a diversificare le varie malattie.

La loro importanza nelle piccole comunità contadine era riconosciuta da tutti, in un periodo in cui i medici erano pochi ed esercitavano nelle grandi città e di conseguenza non esistevano ospedali.

Queste donne, istintivamente, sin dagli albori dei tempi, furono, più degli uomini, più predisposte a occuparsi delle coltivazioni e, di conseguenza, impararono in modo del tutto naturale e spontaneo, a riconoscere le diversità tra le diverse specie di piante. Capirono le loro caratteristiche e proprietà e, grazie al loro ingegno intuitivo, compresero che potevano essere utilizzate non solo in cucina ma che erano particolarmente efficaci per scopi curativi.

Questo particolare uso delle erbe, recentemente, è stato confermato da numerosi ritrovamenti archeologici che risalgono al periodo preistorico, che ci testimoniano con assoluta certezza, proprio questa naturale predisposizione delle donne nel comprendere le qualità terapeutiche delle piante.

Esse, infatti, ne studiarono ogni aspetto, dalla loro forma esteriore al profumo e sapore, in modo da trarne i massimi benefici.

Queste donne, perseguitate, accusate e condannate dai Tribunali dell’Inquisizione, in realtà avevano una sola colpa: conoscere ed esercitare una medicina naturale, alternativa a quella ufficiale dominata dagli uomini.

Esse erano guaritrici, curavano ogni male fisico e psicologico, erano le donne a cui si rivolgevano i popolani che non comprendendo l’attività medica la guardavano spesso con sospetto.

Per questo si affidavano alle proprietà curative delle piante, soprattutto quando nasceva una nuova vita. Il momento della nascita era avvolto da un mistero che poteva essere capito solamente dalle levatrici. Spesso erano donne anziane che, grazie alla loro esperienza, aiutavano le altre donne a partorire.

Particolarmente esperte delle proprietà delle erbe cercavano di risolvere tutti quei problemi per cui le donne mai sarebbero andate da medici uomini.

Queste erboriste erano le naturali discendenti delle antiche sacerdotesse della Dea Madre, le quali, da sempre, si erano occupate di curare il mondo femminile nel corpo e nell’anima.

Infatti molte di queste erbe erano dedicate alla Grande Dea ed erano considerate erbe dalle qualità femminili poiché erano in grado di curare le affezioni proprie delle donne, come favorire i rapporti amorosi o facilitare un parto difficile, ma anche di interrompere gravidanze non desiderate e di procurare aborti.

Ma quali erano queste erbe delle streghe? Prima fra tutte l’Artemisia.

Fu considerata dallo studioso Odone di Meung come la madre di tutte le erbe le cui proprietà mediche erano state scoperte dalla stessa dea Artemide (Diana)da cui aveva preso il nome.

Essa era conosciuta da tutte queste donne guaritrici ed era ritenuta un’erba prettamente femminile poiché veniva utilizzata per curare i disturbi femminili, in particolare per favorire l’espulsione della placenta dopo il parto o per facilitarlo in caso di difficoltà nelle contrazioni o anche per espellere un feto prematuro.

Quest’erba veniva macerata nel vino per farne poi un decotto che veniva utilizzato o come bevanda o per uso esterno, bagnando l’utero, mentre altre volte si triturava l’erba fresca e si facevano dei bendaggi.

Veniva utilizzata anche per provocare le mestruazioni, per sciogliere le cisti o addirittura dei tumori all’interno dell’utero.

A dimostrazione che questi utilizzi non erano frutto delle magie delle streghe, oggi sappiamo che lo stesso Ippocrate, da tutti considerato come il padre della medicina scientifica, o il medico greco Dioscoride Pedanio, vissuto nella Roma imperiale sotto Nerone, avevano già utilizzato quest’ erba e ne conoscevano bene le proprietà mediche per curare le malattie delle donne.

Così come presso i Celti che cingevano le vergini con l’Artemisia e anche loro la usavano per favorire le mestruazioni.

E ancora oggi viene usata in fitoterapia per questo scopo così come per accelerare il parto.

Ma anche la pianta di Basilico era usata in modo simbolico.

Le donne-streghe lo mescolavano con verbena, rosa, prezzemolo, camomilla e miele e creavano una pozione afrodisiaca.

Invece per creare un filtro d’amore lo tenevano in infusione per sette ore in due boccali di acqua piovana, poi lo filtravano e, voltando le spalle e cantando ad alta voce, vi gettavano dentro venti chiodi di garofano e sette grani di pepe bianco.

Ma se si voleva procurare un aborto allora si usava una pozione fatta con le radici di Biancospino.

Una pianta in stretta relazione con antiche divinità femminili Cerere, Carna, Maia fino a diventare simbolo della Vergine Maria. Per questo sin dal Medioevo fu ritenuta pianta della purezza, per cui da erba delle streghe si trasformò in amuleto per proteggersi contro di esse. Infatti si credeva che i rami di biancospino appesi su porte e finestre impedissero alle streghe di entrare, mentre le spine avrebbero tenuti lontano gli spiriti dei morti.

Ma al di là del loro uso come erbe protettive, le streghe le usarono per secoli fino ai giorni nostri in cui non è inusuale imbattersi in donne, come le nostre nonne, che le miscelano tra di loro per creare infusi e decotti curativi.



Questa sezione è stata interamente curata dalla nostra esperta, la Dott.ssa Eliana Vivirito