Il volo delle Donne di Fora


In Sicilia, sin dai tempi antichi sono sempre esistite nella cultura popolare le Donne di Fora, donne volanti che di notte fluttuavano insieme, fra balli gioiosi riproducendo riti arcaici in cui la donna era considerata sacra perché custode del segreto della vita e per il suo intimo legame con i cicli naturali.

Donne protagoniste di voli notturni, che vivono una dimensione onirica a metà tra il sogno e la realtà. Esseri benefici, non invisi al popolo, ma venerati e rispettati.

La stessa Chiesa, in uno dei suoi documenti più importanti: il Canon Episcopi le considerò come “Bonae res” quindi donne innocue, seguaci della Dea Diana che adoravano riunendosi tutte insieme in un immaginario corteo.

Il Canon Episcopi risale molto probabilmente al 906 ed era una sorta di guida per i vescovi sul comportamento da tenere nei confronti di queste donne volanti che erano ancora devote alla dea pagana.

Esse erano accettate in modo benevolo, infatti spesso erano identificate come “Belle persone” e si credeva che accompagnassero le donne mortali in volo e che si fermassero a bere del buon vino nei posti in cui si recavano.

Però il popolo siciliano credeva che esistessero due tipi di Donne di Fora:

Le Donne di fora-fate e le Donne di fora-streghe.

Le prime erano maestre di magia e venivano dall’aldilà, per cui erano immateriali e si manifestavano nel mondo come realtà spirituali. Invece le seconde erano donne in carne e ossa che lasciavano il proprio corpo addormentato nel letto, e si recavano realmente al Noce di Benevento per partecipare a feste gioiose, cioè al cosiddetto Sabba bianco in cui si riunivano donne e uomini fatati nelle notti di martedì, giovedì e sabato. Esse erano invisibili e, in groppa ad animali, percorrevano anche grandi distanze e obbedivano agli ordini di un essere che chiamavano Caporale Re Cozzo o Re Mirez.

Il popolo nei suoi racconti, descriveva le Donne di fora-fate come donne bellissime, molto eleganti nei costumi e nei modi, invece non davano mai descrizioni delle Donne di fora-streghe, tranne che in alcuni casi rari in cui, rifacendosi ai meravigliosi abiti che le fate indossavano per i balli e i festini, le raffiguravano come donne ben vestite.

Però la perfezione delle fate nascondeva un grande difetto, esse avevano i piedi a forma di zampe di animale e gli splendidi vestiti servivano a celare la presenza di una coda che era di diverse lunghezze secondo la loro importanza.

E questa era una credenza così radicata che, a metà del XV secolo, molto prima dell’Inquisizione, un manuale scritto per guidare i confessori, raccomandava espressamente di chiedere ai penitenti se credessero “Nelle Donne di Fora e che camminino durante la notte”.

Queste donne che sognavano di volare e di partecipare a lauti banchetti, inconsciamente perpetuavano antichi rituali risalenti all’età classica, arcaici riti orgiastici e gli stessi baccanali mantenendo così in vita antiche pratiche religiose non convertite dal cristianesimo, ma che invece erano rimaste radicate nel folklore popolare, ed erano state tramandate oralmente.

Così le Donne di Fora interrogate dagli Inquisitori narravano di essere delle ancelle della dea Diana a cui rendevano omaggio insieme a Erodiade, Morgana e la Savia Sibilla.

Antiche divinità pagane ancora venerate nelle cerimonie magiche a dimostrazione di un perenne flusso di continuità sotterraneo.

Nelle relationes des Causas, negli atti dei processi trasmessi a Madrid, tutte le Donne di Fora processate riferirono di essere delle donne volanti, precisamente di “uscire di notte con le streghe” o di “andare con le streghe”.

Esse raccontano, senza saper distinguere il sogno dalla realtà, che si recavano a queste cerimonie fatte di gioco, danze e canti spensierati, oppure partecipavano a gite in campagna in giardini meravigliosi insieme a personaggi importanti come re, regine, dame e cavalieri. Raccontano ogni dettaglio come se avessero vissuto una favola, forse manifestando il desiderio represso di evadere, dalla realtà misera in cui vivevano, verso un mondo fantastico.

In questa loro dimensione onirica, narrano di eventi incredibili, descrivono personaggi spettacolari, e soprattutto la loro capacità di poter attraversare porte e finestre chiuse, di essere invisibili e di poter così, visitare le case esattamente come le anime dei defunti. Spesso volavano a cavallo di un caprone, ed erano benevole verso i bambini e i malati.

Come risulta dalle testimonianze trascritte, molte di esse si vantarono di andare di notte presso le culle dei neonati per far loro dei doni, ma anche del male.

Angela La Plaza racconta che insieme ad altre streghe, di notte, prendeva i bambini per gioco senza far loro del male ma se qualcuno durante il giorno la offendeva, allora lei si sarebbe vendicata la notte successiva.

Invece Francisca Spitaleri afferma di essere capace di compiere i prodigi tipici delle Donne di Fora come trasformarsi in una capra o maiale.

E ancora molte di loro testimoniarono la pratica di apparecchiare la tavola per lo svolgimento di un rituale tipico di evocazione dei morti.

Il popolo siciliano, nonostante la repressione inquisitoriale, rimase sempre ancorato all’antica definizione di fate buone e benefiche. Infatti lo storico Giuseppe Pitrè, ritrova questa credenza nell’Ottocento, molto radicata nella tradizione popolare soprattutto tra i poveri e i contadini che speravano sul loro aiuto per arricchirsi.

Anche lo storico Salomone Marino conferma questa credenza in queste fate di “Bell’aspetto e mirabile cortesia e eleganza. Pur condannate dal Destino a stare in terra sotto la orrida e sozza figura del rospo (Buffa).”

Egli raccogliendo le storie, le descrive come fate dall’animo buono “pronte a fare tutto il bene possibile agli uomini, ma se venivano maltrattate o offese si vendicavano storpiando, accecando, ammazzando l’offensore”.

Ecco perché Pitrè, dopo le sue attente ricerche, affermò che il loro culto non era mai venuto meno presso il popolo siciliano che aveva sempre continuato a credere in loro e ad avere fiducia nelle loro capacità di guaritrici.

E, ancora oggi in Sicilia c’è chi crede nella loro esistenza!




Questa sezione è stata interamente curata dalla nostra esperta, la Dott.ssa Eliana Vivirito